Un anno di Mastodon: la Terra Promessa è la Striscia di Gaza

L'uomo non conosce altra felicità se non quella che egli si va immaginando, e poi, finita l'illusione, ricade nel dolore di sempre.

Sofocle è certamente il modo peggiore per cominciare un post del genere, perché creo delle aspettative altissime che temo di non essere in grado di soddisfare. Un po' come la promessa di Mastodon di essere un "social ad-free".

Sarà una lettura lunga, bella comoda, di quelle da tazza di thè (magari bello caldino) e copertina, quindi pazienza per la SEO e l'ottimizzazione di stocazzo, questo post vuole essere la testimonianza di quanto fa male uno schiaffo di realtà.

Auguri.

Se i centri sociali diventano digitali

Quando ero più giovane e meno cinica, ho frequentato molti luoghi considerati "alternativi". Fra questi ci sono stati un paio di centri sociali, luoghi che la destra politica adora usare come paragone peggiorativo, ma che invece sono un ottimo strumento sociale per ammirare prodezze di socialità invidiabili.

Oserei dire che una persona la cui aspirazione è comunicare con gli altri, dovrebbe obbligatoriamente frequentare almeno un centro sociale nella sua vita. Per me, personalmente, i centri sociali e le discoteche sono stati sempre due estremi dell'analisi sociale, godendomeli come dei "safari umani", che osservavo con interesse di ricerca.

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Mastodon parte con il piede giusto: un social network decentralizzato, ovvero proprietario di nessuno in particolare, senza pubblicità sponsorizzate e, almeno all'inizio, senza "algoritmi", perché rispettoso della privacy degli utenti. A differenza di tutti i social giganti là fuori, quindi, Mastodon è un gigantesco contenitore in stile blockchain, dove nessuno può decidere da un giorno all'altro di far diventare un social network da 280 caratteri per post il veicolo principale dei criminali e delle fake news (ciao Elon 💕).

Tutte ottime premesse. A differenza dei "giornalisti" (pfff...) là fuori non starò qui a dire "ecco che iniziano i problemi", perché registrarsi su un'istanza di Mastodon è stupidamente facile e per chiunque ha avuto un feed RSS il funzionamento è sempre lo stesso: bisogna trovare manualmente gli account e gli hashtag da seguire per riempire la propria home di contenuti interessanti.

Ripeto quindi, considerata anche la barriera tecnologica che argina l'utilizzo da parte dei più tecnofobici e refrattari al cambiamento, le premesse di Mastodon sono idilliache, un sogno lucido per gli utenti del web 1.0, delle chat room, delle Bulletin Board e dei forum dedicati a un singolo argomento o, perché no, anche ai nostalgici di IRC a cui Discord non piace.

Qualcosa non funziona? Riprova.

Tuttavia le premesse appartengono al progetto di Mastodon che, di suo, non ha granché da presentare: la piattaforma è infatti un'infrastruttura per permettere alle persone di fare l'hosting del proprio spazio nel Fediverso e iniziare la propria meravigliosa avventura chiamata "istanza".

Esistono istanze di tutti i tipi: generaliste, con l'obiettivo di mimare Facebook, Twitter&co., così come istanze dedicate ad argomenti specifici, che può andare dall'arte come un unicum, alla passione per la pizza o le puntarelle. Insomma, come ho detto, sembra tutto un grande incrocio fra l'idea antica di BBS e i forum, ma in salsa social network.
Tutto davvero fantastico, se non fosse che essendo decentralizzato, il potere di moderazione e gestione della tecnologia alla base non passa più da terze parti e team di professionisti, ma ad appassionati e volontari che, esattamente come in qualsiasi altra realtà che non viene registrata sul Nasdaq, può fallire miseramente sia dal lato puramente tecnico, che da quello più personale e intimo.
Qualcosa non funziona? Riprova tra un'ora, stiamo sistemando. Qualcosa non funziona tra gli utenti? Ne discutiamo nel team di moderazione. Come ho già detto, dinamiche comuni a tuttǝ prima dell'avvento di Myspace e compagnia cantante.

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La mia esperienza: i luoghi del delitto

Al fine di avere un'esperienza "completa", ho registrato quattro account: uno su ohai.social, istanza generalista globale, uno su livellosegreto.it, istanza più piccola dedicata a videogiochi e media d'intrattenimento e thefooty.club, istanza dedicata alle squadre di calcio (soprattutto femminile) e portali di news calcistiche. L'ultimo l'ho registrato su un'istanza multilingua che fa parte del Fediverso, ma non di Mastodon: misskey.io, social generalista dedicato maggiormente a giapponesi, italiani e inbetween (ahah). Ne ho registrati anche altri, ma non li ho utilizzati, come quello su Lemmy e quello su Feddit.

Avendo a disposizione questi quattro "punti di vista", ho potuto studiare a fondo il funzionamento del social "decentralizzato", confrontandone il comportamento a seconda dell'istanza in cui mi trovavo.

Registrare più account su Mastodon, a differenza delle altre piattaforme famose, è assolutamente normale: così come per scoprire forum e comunità interessanti bisognava esplorare il web e registrare diversi account, allo stesso modo su Mastodon è tutto visualizzabile con un solo user, ma è molto più comodo se si "tasta il terreno" registrandosi su più istanze prima di sceglierne una definitiva.

Il primo problema però sorge spontaneo: l'assenza di immediatezza.

Se, infatti, le istanze hanno una *mission* scritta in chiaro per presentare di cosa si parla, le interazioni quotidiane reali sono un altro paio di maniche. Un esempio? Su ohai.social la loro mission recita "ohai.social is a cozy, fast and secure Mastodon server where everyone is welcome", purtroppo nel feed locale (opposto al feed federato) i toni di molti post erano tutt'altro che "cozy" e "secure": si parlava di argomenti pesantissimi senza alcuna sosta e con molti insulti reciproci, non sempre moderati. Scorrere il feed locale era un'esperienza quasi ultraterrena nella varietà di come la depressione sociale si presenta agli individui.

I team di moderazione interni di queste istanze, infatti, sono del tutto simili a quelli di un gruppo Facebook: un numero limitato, dove le persone spesso si conoscono tra loro e hanno un canale dedicato in cui comunicare le decisioni prese, o discutere sul da farsi. Nessuna linea guida "globale", ma piuttosto una lista di regole simile ad un server Discord che può o meno includere alcuni dogmi validi per tutto il web e la società umana.

La "punizione" per rompere alcune regole basilari come "no pedopornografia" o "no atti criminali" è di intensità variabile: va dalla "de-federazione", ovvero non essere più federati e quindi isolati dal Fediverso, diventando un semplice sito a sé stante, alla segnalazione alle autorità giudiziarie. Di base, quindi, se un comportamento non è eccessivamente grave, si adotta una policy che sembra uscita da /b di 4chan di una decina di anni fa.

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Non si entra con facilità a Mordor

Questa estrema invidualità della moderazione sulle istanze è anche il core focus del problema: non esiste "l'esperienza di Mastodon", esiste l'esperienza sulle singole istanze. Così come non ci si aspetta che l'esperienza del forum di Tom's Hardware sia la stessa che sul forum Square Enix, allo stesso modo è sbagliato credere che esista un'esperienza di "Mastodon", come se fosse una sorta di "esperienza di Twitter". Per chi ha utilizzato Discord, il concetto è lo stesso: "Discord" è solo il programma, poi ci sono i server singoli su cui l'utenza si diversifica, insieme a funzioni aggiuntive, moderazione e l'interazione necessaria.

Insomma, tutti quegli articoloni scritti da boomer o quasi-boomer che parlano di quanto "è difficile usare Mastodon", oppure "Mastodon è così", stanno simpaticamente generalizzando e mostrando la loro scarsissima, inutile conoscenza di ciò di cui stanno parlando. Incredibile, incapaci raccomandati che si fanno chiamare "giornalisti", poi cosa? L'acqua è un liquido?

Tecnologicamente e tecnicamente, Mastodon richiede un "passo indietro" nell'approccio. All'interno della maggior parte delle istanze persino la funzione di "trending" è disattivata, facendo sì che nessun post o account venga "consigliato", al fine di disincentivare la competizione tossica tipica dei social.
Come effetto collaterale benefico, questo significa anche che non c'è alcun algoritmo da sfruttare per far avere visibilità al proprio post. I "pubblicitari" (pfff...) che hanno studiato la comunicazione social che fa schifo a chiunque non abbia più di 50 anni, si troveranno in enorme difficoltà a pubblicizzare anche la cosa più piccola.
Sebbene abbia visto delle dinamiche "sospette" di account molto seguiti senza contenuti di valore rilevante, spesso dietro ci sono personaggi pubblici che hanno trovato quelle connessioni altrove e sono riusciti a "importarle" sull'istanza. Un motivo in più per ignorare la sezione "trending".

Se l'algoritmo non è il nemico...

L'interazione reale, in fin dei conti, è l'unica premiata. Il coinvolgimento sincero e onesto, postare cose interessanti e interagire con le persone, come anche la logica dietro la parola "social network" intenderebbe. Non c'è modo di pagare per la visibilità, quindi c'è solo il reach organico e un uso moderato degli hashtag, che possono essere seguiti così che *ogni* post delle istanze federate appaia nella nostra home.

Ma quindi dove sta la parte misera del tutto, se si trova l'istanza giusta, ben moderata? Sarebbe sensato aspettarsi che, una volta trovato il proprio "posto felice", tutto funzioni esattamente come pensato. In realtà raggiungere gli account del Fediverso è limitato da quanto gli utenti dell'istanza su cui ci troviamo interagiscono con gli utenti di altre istanze. La sezione "Federated", infatti, mostra i post delle istanze i cui utenti sono in contatto con quelli della nostra "room". Ovviamente niente ci vieta di fare una ricerca con le nostre mani e, con un po' di giorni, costruirci la home per vedere i profili che vogliamo, ma la "discoverability" è profondamente influenzata da quanto e come è popolata un'istanza.

Per esempio su ohai.social la sezione Federated è un posto gigantesco e caotico, dove il feed scorre selvaggio senza sosta. Da livellosegreto.it il tutto è molto più gestibile, ma manca di molte istanze perlopiù "spammose", perché non vengono seguite dagli utenti o sono state oscurate dalla moderazione perché, appunto, piene di spam e post contro le regole della community.

Il modo migliore che ho trovato, personalmente, per allietarmi la home è cercare parole chiave che mi interessavano, seguire hashtag e mettere follow agli account "curator" di alcune istanze, che sponsorizzano post ritenuti interessanti, un po' come fa Instagram con la "foto del giorno".

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La tossicità online non ha algoritmi

Come ho già accennato, c'è un altro profondo problema nel frequentare Mastodon e qualsiasi altro social: le interazioni. Molte persone non hanno mai imparato la netiquette e non hanno idea di cosa fosse internet prima dei social network, quindi danno per scontato che le dinamiche tossiche dei social dove si discute animatamente e in maniera perlopiù maligna sia la norma.

Questo problema è prevalentemente sentito nelle istanze più "permissive", dove non viene esercitato l'obbligo di Content Warning sui post dai temi sensibili. Quindi scorrendo il feed locale, si passa da messaggi divertenti e gattini coccolosi a persone che postano notizie di guerra o cronaca nera, che sparano forti invettive contro il capitalismo condendole con auguri di morte più o meno cruenti e persino immagini di pessimo gusto in pieno stile /b di 4chan.
La moderazione in questo caso dovrebbe intervenire (e spesso interviene, nella mia esperienza), ma questo richiede tempo e, soprattutto, se l'istanza è un po' troppo "generosa", a volte gli utenti coinvolti vengono al massimo ammoniti senza alcuna conseguenza, sperando nella loro "buona fede".

Molti pensano dunque che la tossicità dei social e la loro natura competitiva derivi dalla presenza di algoritmi. In realtà, come si vede in qualsiasi situazione dove non c'è un social, o dove non c'è un algoritmo (come le istanze di Mastodon) le persone si sono semplicemente abituate ad essere tossiche su internet.

A questo si deve aggiungere che, se un'istanza è particolarmente contenuta nei numeri, le connessioni personali dei singoli conteranno moltissimo, generando dinamiche tipiche di qualsiasi luogo di ritrovo sociale, con capibranco e seguaci, fan e gruppetti di amicizie.
Da una parte questo è certamente auspicabile rispetto a un algoritmo come quello di Facebook che non valuta la qualità delle interazioni, ma solo il suo numero. Dall'altro un social come Instagram tende ad aggiustare l'algoritmo al fine di escludere argomenti poco interessanti, non senza polemiche (come il recente shadowban sulle notizie di Gaza) ma che generalmente si adatta ai gusti reali di chi utilizza l'app.

Con profondo rammarico dei più ribelli, dunque, l'algoritmo è meno un problema di quanto le persone in sé lo siano. Il bicchiere mezzo pieno "permette" di vedere tutta la timeline locale senza filtri e senza limitazioni, il bicchiere mezzo vuoto "costringe" a vedere tutta la timeline locale senza filtri e senza limitazioni. Dopo una giornata di lavoro massacrante, probabilmente voglio fare molte cose ma difficilmente leggere ulteriori notizie deprimenti a cui la persona media non può partecipare in alcun modo.

Insomma, Mastodon fa schifo?

Al netto che "Mastodon" non esiste, ma esistono le istanze, la risposta è no. Personalmente tornare a un web meno indicizzato, mantenendomi aperta la possibilità di accendere Instagram e vedere gattini o meme indirizzati ai miei gusti è una soluzione ottimale.

Ad esempio uso abbastanza frequentemente livellosegreto.it, per ora. Ho costruito una ottima home, bloccato account molesti, silenziato hashtag che non volevo leggere e così via. Non è perfetto e anzi, mi deprime vedere la tossicità naturale delle persone e delle loro interazioni sociopatiche con il mondo esterno, ma purtroppo, per quello, non c'è nessuna soluzione se non l'educazione, il rispetto reciproco e smettere di dare per scontato che la propria sensibilità sia la cartina di tornasole per quella del resto del mondo. Magari rispettando le regole dell'istanza e usando i Content Warning quando richiesto.

Insomma, fate l'amore, non la guerra agli algoritmi.

Parliamone insieme su Mastodon.